L’associazione
L’Associazione “Dodò” per la lotta alla distrofia muscolare da deficit di merosina nasce dall’esigenza di porre l’attenzione su una patologia definita una rara tra le rare, ed essendo tale, è ancora priva di una cura e di uno studio specifico.
L’Associazione ha come scopo l’elaborazione, la promozione e la realizzazione di progetti di solidarietà sociale:
- promuovere e diffondere la comunicazione e l’informazione, sia sociale che sanitaria, sulla sofferenza di malattie neuromuscolari, in particolare sulla distrofia muscolare da deficit di merosina;
- promuovere la condivisione degli strumenti di supporto ai pazienti e alle loro famiglie;
- finanziare la ricerca per trovare una cura della malattia, salvare la vita ai pazienti e rendere più vivibili le loro condizioni e quelle dei familiari mediante eventi di raccolte fondi;
- fornire consulenza e supporto psicologico alle famiglie, per favorire l’approccio con la patologia e ridurre il disagio psicologico ad essa correlato, favorendo l’integrazione tra il sostegno psicologico e le terapie farmacologiche;
- sensibilizzare l’opinione pubblica e gli organi istituzionali competenti sui problemi logistico-assistenziali delle suddette malattie;
- favorire l’inserimento nel contesto sociale (scuola, attività sociali, sportive e ricreative) dei malati, promuovendo l’organizzazione di attività culturali, sportive e ludico-ricreative (centri estivi, laboratori creativi, corsi di musica ecc) anche in collaborazione con enti e/o con organi pubblici e privati.
L’Associazione Dodò prende il nome da un bimbo affetto da questa patologia: Domenico, in questa foto all’età di 3 anni.
Domenico è un bimbo molto vivace, attento e gioioso, dalla nascita è affetto da questa patologia e non ha mai camminato.
Se anche tu vuoi realizzare il sogno di Domenico e di tutte le persone affette dalla distrofia muscolare da deficit di merosina, quello di trovare una cura, sostienici.
Deficit di merosina
Che cos’è e come si manifesta?
La distrofia muscolare da deficit di merosina, o distrofia muscolare congenita di tipo 1A, è una rara malattia genetica che coinvolge i muscoli, i nervi e in parte anche il cervello. In genere si manifesta fin dalla nascita (forme gravi dette floppy baby o “bambino flaccido”), ma si riconoscono anche forme più tardive. Il quadro clinico è caratterizzato da: distrofia muscolare, prevalentemente a carico della muscolatura assiale e prossimale dei quattro arti; neuropatia demielinizzante, ovvero un’alterazione della funzione dei nervi periferici che ulteriormente indebolisce la funzione dei muscoli, soprattutto i più distali dei quattro arti; anomalie del sistema nervoso centrale, che comportano modesti deficit cognitivi ed epilessia. Nelle forme più gravi sono presenti disturbi respiratori, della nutrizione e anomalie scheletriche.
Come avviene la diagnosi?
La diagnosi viene effettuata in base all’osservazione delle tipiche manifestazioni cliniche e a esami diagnostici specifici in grado di mettere in evidenza le alterazioni a carico del tessuto muscolare scheletrico, del sistema nervoso periferico e del sistema nervoso centrale. Questi esami possono variare in base alle manifestazioni cliniche e all’età del paziente e comprendono il dosaggio dell’enzima creatinchinasi nel sangue, la biopsia muscolare che mette in evidenza l’assenza della proteina merosina, l’elettromiografia che dimostra la presenza di una miopatia e di una neuropatia, la risonanza magnetica nucleare dell’encefalo che mostra anomalie cerebrali. La conferma diagnostica si ottiene con l’analisi molecolare del gene LAMA2.
Come si trasmette?
Questa malattia è causata da mutazioni del gene LAMA2, che codifica per un componente di una proteina chiamata merosina (o laminina 2) presente in molti tessuti e organi del nostro corpo. La malattia si trasmette con modalità recessiva: questo significa che due genitori portatori sani della malattia hanno una probabilità su quattro di avere un figlio malato (che avrà quindi entrambe le copie del gene difettose).
Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili?
Al momento non esistono cure per questa malattia. Trattamenti sintomatici possono migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti.
Fonte: telethon.it
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